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In questa sezione potrete scoprire la situazione attuale per quanto riguarda le discriminazioni nei confronti della comunità LGBTQ+ in Europa e più nello specifico in Italia.

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                                 Situazione in Europa

Presente: Chi siamo

Paesi meno tolleranti

L’unione europea è riconosciuta in tutto il mondo per la sua particolare attenzione nei riguardi della tutela dei diritti dei suoi cittadini, ad oggi tuttavia non tutte le minoranze sociali vengono rispettate come si pensa e se si analizza il tasso delle discriminazioni nei confronti della comunità lgbtq+ si scopre che alcuni degli stati membri dell’UE hanno molti pregiudizi ed un atteggiamento disprezzante nei confronti della minoranza omosessuale.

Tra i paesi appartenenti all’unione europea ve ne sono alcuni in particolare che purtroppo si distinguono dagli altri in quanto in quest’ultimi coloro che fanno parte della comunità lgbtq+ sono più discriminati, non solo per un fattore sociale dovuto ad una mentalità retrograda dei cittadini, ma purtroppo anche dal punto di vista legislativo.
Ma quali sono gli stati europei che si collocano su questo podio?
La Polonia fa sicuramente parte di quell’insieme di paesi all’interno dei quali la comunità lgbtq+ non viene adeguatamente tutelata, infatti in questo paese le persone omosessuali vengono considerate diverse da quelle eterosessuali in particolare in alcuni ambiti: alle coppie omosessuali non viene riconosciuto il diritto ad unirsi civilmente in matrimonio, non vi sono leggi per quanto riguarda le discriminazioni legate all’identità di genere e tantomeno il diritto all’ adozione per le coppie gay.
Inoltre un dato che fa rabbrividire ci è stato fornito da un intervista di Ipsos (Global Marketing Research and Public Opinion) dell’ottobre 2019 dalla quale emerge che il movimento LGBTQ+ e l’ideologia gender fosse considerata dalla maggioranza degli uomini polacchi sotto i quarant’anni come “la più grande minaccia che affrontavano nel XXI secolo”.
Anche per l’Italia emergono dati allarmanti per quanto riguarda l’omofobia: ben il 92% delle persone LGBTQ+ viene discriminata a causa del proprio orientamento sessuale; a rivelarlo è l’ultimo sondaggio dell’Unione Europea (European Union lesbian, gay, bisexual and transgender survey) condotto online sulla popolazione LGBTQ+ dei 27 stati membri tra l’aprile e il luglio del 2012. Si tratta del primo, grande, sondaggio realizzato in Europa, che ha coinvolto un campione di 93 mila persone e che fotografa una realtà italiana assai arretrata che vede l’esordio di veri e propri atti di discriminazione sin dai banchi di scuola, dove gli atti di bullismo e gli atteggiamenti intolleranti verso gli omosessuali non si contano sul palmo di una mano.
Dal punto di vista legislativo, sebbene sia stata emanata la legge Cirínna che garantisce la maggior parte dei diritti conseguenti il matrimonio, non vi è ad oggi una legge che permetta l’adozione da parte delle coppie gay ne tantomeno uno specifico provvedimento per quanto riguarda le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.

Presente: FAQ
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Paesi più tolleranti

Quando uno Stato entra a far parte dell’ Unione Europea è obbligato ad abrogare le eventuali leggi che permettono la persecuzione degli omosessuali, inoltre, grazie al Trattato di Amsterdam, deve anche approvare delle legislazioni che regolino la questione.

Va inoltre ricordato che nel 2011, le Nazioni Unite hanno approvato la prima risoluzione che riconosce diritti alle persone omosessuali e transgender. La maggioranza dei paesi europei ha sottoscritto questa dichiarazione.

Nel giugno 2018 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha riconosciuto la validità del matrimonio egualitario in tutti i paesi membri "ai sensi della libera circolazione delle persone" (questa sentenza non riguarda l'approvazione del matrimonio egualitario nei singoli stati membri ma la validità che tale istituto, ove esso sia stato celebrato nell'Unione Europea, deve essere comunque riconosciuto in uno stato senza tale regolamentazione).

Secondo una ricerca condotta dal Pew Research Center in ottobre 2018, i paesi europei occidentali e quelli orientali sono diversi su molti dei principali problemi sociali, tra cui la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
La maggior parte dei paesi dell’Europa centrale e orientale si oppongono al matrimonio omosessuale, mentre la maggior parte degli stati europei occidentali sono favorevoli.

La maggioranza degli adulti in tutti i quindici paesi dell'Europa occidentale intervistati dal Pew Research Center nel 2017 sono a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso, il tasso più alto si è verificato in Svezia (88 per cento), Danimarca (86 per cento) e Paesi Bassi (86 per cento).

MALTA

Secondo le ultime classifiche di Rainbow Europe, Malta è il miglior paese in cui vivere per una persona appartenente alla comunità LGBTQ+, con un indice di accettazione del 90.35 per cento. Inoltre, i diritti civili per le presone LGBT hanno avuto una significativa e rapida evoluzione nel corso dei decenni. Gli atti omosessuali, sia maschili che femminili, sono stati depenalizzati nel 1973. Malta è anche una delle poche nazioni nel mondo ad aver tutelato i diritti LGBT a livello costituzionale. Le leggi per la protezione dell'identità di genere e intersex sono del livello più alto al mondo. Malta è diventata il 21esimo paese europeo a legalizzare le unioni delle coppie dello stesso sesso e il decimo a riconoscere loro il diritto all’adozione. Ad Aprile 2014 il parlamento di Malta ha approvato una legge che permette alle persone omosessuali di contrarre unioni civili con gli stessi diritti e doveri delle coppie sposate, compreso il diritto ad accedere all’adozione di minori ed il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero.

Dal 2017 è inoltre diventato legale il matrimonio tra coppie dello stesso sesso.
Secondo un sondaggio del 2020 il 73% della popolazione maltese sostiene i diritti dei gay e li tutela.

Negli ultimi anni Malta si è impegnata per   diventare sempre più gay friendly anche nel turismo e ha creato molte strutture, come hotel, spiagge e locali gay friendly.

PAESI NORDICI

I Paesi nordici - Danimarca, Svezia, Finlandia - sono stati i primi a riconoscere i diritti delle coppie omosessuali in forza di leggi approvate dai rispettivi Parlamenti, senza bisogno di ricorrere alle sentenze dei tribunali o delle Corti costituzionali. Inoltre alcuni dei loro politici fanno parte della comunità LGBT. Questi Paesi sono stati anche fra i primi a istituire delle associazioni che si occupano della tutela dei diritti della comunità LGBT. Ancora oggi la popolazione di questi paesi continua a battersi per le persone LGBT, organizzando grandi eventi a cui tutti prendono parte e in Svezia anche la famiglia reale è un’attiva sostenitrice. Inoltre, grazie a questa generale accettazione anche il livello dei suicidi è molto basso.

ALTRE NAZIONI

Le nazioni che hanno scelto la via della piena uguaglianza in tempi più o meno recenti sono Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Olanda e Belgio. Nonostante ciò, hanno da subito applicato quante più misure possibili e ad oggi si trovano a delle posizioni molto elevate nella classifica, stilata da ILGA Europe, dei Paesi più avanzati nella tutela dei diritti LGBT.

ADOZIONI

Quanto alle adozioni gay, a grandi linee la situazione riflette l’indirizzo dei diversi Paesi in materia di unioni civili tra persone dello stesso sesso. Maggior tutela in Nord Europa e negli altri Paesi che riconoscono le unioni civili, assenza di diritti nell’ex blocco dell’Est.

Presente: FAQ
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Situazione in Italia 

La legge Cirinnà

La legge n. 76 sulle unioni civili, più nota come "legge Cirinnà", approvata dalla Camera l'11 maggio 2016, introduce nel nostro ordinamento le unioni civili tra persone dello stesso sesso garantendo la maggior parte dei diritti conferiti dal matrimonio. Il diritto di poter adottare il figlio del partner, però, è stato all'ultimo rimosso dalla proposta di legge. Mentre in sedici Paesi europei il matrimonio e l’unione civile godono degli stessi diritti e comportano gli stessi doveri, in Italia non sono completamente sovrapponibili. L’unione civile non prevede il dovere di fedeltà tra coniugi e può essere disciolta attraverso il divorzio diretto senza passare per la separazione personale.
La stessa legge fornisce sia alle coppie omosessuali sia a quelle eterosessuali che si trovano in una situazione di convivenza alcuni diritti minimi, infatti con l'entrata in vigore della legge vengono riconosciute dallo Stato sia le unioni civili sia le convivenze di fatto.

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La stepchild adoption

La “stepchild adoption”, ovvero l’adozione del figlio del partner, rimane possibile solo alle coppie eterosessuali. Nelle famiglie omogenitoriali solo il genitore celibe che ha adottato il minore esercita la potestà genitoriale su di esso e il partner non ne è formalmente legato. La sentenza dell’11 Luglio 2020 del tribunale per i Minorenni di Bologna potrebbe però dare una svolta a questa tendenza, infatti un giudice ha per la prima volta riconosciuto la “stepchild adoption” per una coppia omosessuale.

Legge contro l’omotransfobia

Questo disegno di legge è volto a modificare l’articolo 604-bis del Codice penale, che punisce l’istigazione o la commissione di discriminazione e la violenza per motivi etnici, razziali o religiosi. Nell’elenco degli atti discriminatori sanzionati rientrerebbero così anche l’istigazione a commettere, o il compimento stesso di atti di violenza fondati sull’omobifobia o sulla transfobia.
È prevista, poi, un’integrazione dell’art. 604-ter del Codice penale. Il fine è di vietare ogni forma di organizzazione, associazione, movimento o gruppo aventi tra i propri scopi la discriminazione o la violenza fondati sulla transfobia o sull’omofobia.
La proposta di legge include anche l’istituzione della Giornata nazionale contro le discriminazioni determinate dall’orientamento omosessuale, bisessuale o dall’identità di genere, il 17 maggio. In questa data nel 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità ha eliminato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Viene proposta inoltre l’istituzione di centri antiviolenza per le vittime di omobifobia e transfobia. Un passo importante contro le discrimanazioni subite dalla comunità LGBT.

Presente: FAQ
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Statistiche sulla società e la comunità LGBT

Un’indagine statistica dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) del 2019 dimostra che il livello di accettazione dell’omosessualità in Italia è tra i peggiori rispetto alla media dei paesi OCSE. Inoltre, solo il 37% degli intervistati voterebbe per una persona transgender o transessuale per ricoprire una posizione politica elevata.
Sebbene le discriminazioni in campo lavorativo basate sull'orientamento sessuale siano vietate, in attuazione di una direttiva dell'Unione europea, sin dal 9 luglio 2003, nessun'altra legge nazionale contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale o l'identità di genere è stata al momento introdotta; peraltro, alcune regioni italiane si sono mosse in tal senso con alcune leggi sin dal 2004. I dati rivelano che a parità di curriculum vitae, i candidati italiani omosessuali
hanno circa il 30% di probabilità in meno di essere chiamati per un colloquio di lavoro rispetto ai candidati italiani eterosessuali.
I dati del servizio di supporto telefonico per persone LGBTQIA+, Gay Help Line, mostrano che nel 2019 si sono registrati circa 20.000 contatti per denunciare discriminazioni, aggressioni o allontanamento dalla casa familiare da parte dei genitori.
Queste discriminazioni nel 2020, durante l’isolamento da Covid-19, si sono accentuate. Da una nuova ricerca è emerso che in media, una persona su tre ha subito episodi di discriminazione da parte dei propri conviventi, alcuni esempi icludono battute offensive, emarginazione e violenze (il 15% di entità grave).
Tra i minori di 18 anni, il 77,53% ha problemi di accettazione e supporto da parte delle persone con cui vive. Il 52,08% delle persone trans ha subito episodi di discriminazione medio-gravi e il 20% di entità grave.

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PROTESTE E MANIFESTAZIONI

Da numerosi decenni la comunità mondiale LGBTQ+ si impegna a pianificare e ad allestire ogni anno proteste volte al riconoscimento dei propri diritti che in numerosi Paesi vengono ancora negati.
Erano gli anni ’60 quando a New York furono organizzate le prime marce Pride; esse diedero un’impronta positiva in tutto il mondo in quanto, negli anni successivi, si tennero manifestazioni analoghe in altri Stati, alcuni tra i quali appartenenti all’Unione Europea. Uno dei primi fu l’Inghilterra dove, nel 1972, si tenne il primo Gay Pride Rally ufficiale volto anche a diffondere la sigla LGBT non ancora particolarmente conosciuta; all’Inghilterra seguirono anche Spagna nel 1977 ed Italia nel 1994.

Al giorno d’oggi, periodicamente, associazioni e attivisti si mobilitano e organizzano eventi e cortei: uno dei più grandi e famosi al mondo è il Pride di Madrid con più di 2 milioni di partecipanti l’anno. Tali dimostrazioni pubbliche non coinvolgono solo gente locale ma vi partecipano anche turisti stranieri per combattere ed opporsi alle discriminazioni omofobe che hanno ancora luogo. Un’ulteriore manifestazione a livello europeo si tratta dell’Europride celebrata nella giornata internazionale dell’orgoglio della comunità, durante la quale la città ospitante si impegna ad organizzare concerti, eventi e raduni concertanti le tematiche LGBTQ+ ai quali anche celebrità internazionali partecipano per sostenere i loro princìpi.
Sull’intero territorio nazionale italiano è da molti anni che l’organizzazione Arcigay si dedica a diffondere articoli, organizzare campagne di sensibilizzazione e momenti di riflessione sulle identità sessuali per garantire maggiore visibilità alle comunità discriminate e per sostenere i valori in cui crede fermamente.

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