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ANTIZIGANISMO

Il fenomeno dell'antiziganismo, o "romofobia", è un problema attuale e largamente diffuso all'interno dei paesi dell'Unione Europea. Sebbene le sue origini risalgano a molti secoli fa, è ancora scarsa la consapevolezza dei cittadini riguardo alle difficoltà che queste popolazioni affrontano ogni giorno. Di seguito proponiamo alcuni approfondimenti sul tema e sulla storia dell'antiziganismo.

Antiziganismo: Testo

INDICE DEI CONTENUTI:

  • INTRODUZIONE

  • L'ANTIZIGANISMO NELLA STORIA

  • NASCITA E SVILUPPPO DELL'ANTIZIGANISMO (presentazione)

  • INTERVISTA CON DOTT.SSA CARLA OSELLA

  • LE PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI DELLA COMUNITÀ ROM

  • INTERVISTA CON TESTIMONE DI ETNIA ROM

  • L'ARMA CONTRO LA DISOCCUPAZIONE: L'ISTRUZIONE

  • "HISTORIA MAGISTRA VITAE?"

Antiziganismo: Testo

INTRODUZIONE

Antiziganismo: Benvenuto

L'ANTIZIGANISMO NELLA STORIA

La stigmatizzazione delle popolazioni Rom e Sinte affonda le sue radici nella storia europea, ma non è ancora possibile distinguere la fine di questo processo discriminatorio. Purtroppo in molti campi, come in questo, l’uomo ha preferito non imparare dalla storia e la situazione in cui si trovano moltissimi Rom al giorno d’oggi ne è la prova. L'incitamento all’odio e la generalizzazione sono infatti i principali mezzi utilizzati ancor’oggi da numerosi stati per denigrare la comunità Rom e sottolineare ingiustamente il binomio criminalità e zingari, pregiudizio ben radicato nella società odierna, che comporta la condanna di un numerosissimo gruppo di persone sulla base della loro provenienza etnica: non è forse già stato visto un comportamento simile nella storia? 

Antiziganismo: Chi siamo
Antiziganismo: Immagine

Nonostante la popolazione Rom sia il gruppo minoritario più numeroso in Europa, l’antiziganismo rimane tutt’ora fortemente radicato in tutti i Paesi Membri. Gli stereotipi nei confronti delle popolazioni Rom e Sinte vengono perpetrati dai mezzi di informazione con il risultato che, anche chi non è mai stato in contatto con una persona di questa etnia, concorra a giudicare i Rom ed attribuire loro gran parte dei problemi di criminalità del proprio paese.  È inutile descrivere l’attuale situazione nei campi Rom: nonostante i fondi “investiti” dallo Stato nei campi, la cui destinazione non è sempre chiara, le condizioni sono inaccettabili e il degrado regna sovrano. La manutenzione dei campi Rom, infatti, spetta al Comune, che ha vietato le costruzioni in cemento, costringendo di fatto i Rom ad adeguarsi a vivere in roulotte e baracche. Questo genere di campi Rom è presente solo in Italia, paese in cui si ignora ancora che il 90% delle popolazioni Rom non sia più nomade. La stessa European Commettee of Social Rights ha definito impensabile condurre una vita dignitosa nei campi Rom italiani.

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Intervista con la Dott.ssa Carla Osella,

direttrice di AIZO

Vi proponiamo un'interessante intervista alla direttrice dell'Associazione Italiana Zingari Oggi, in cui vengono trattati temi legati all'antiziganismo, tra i quali le politiche d'inclusione, il razzismo istituzionale e la scolarizzazione.

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Le prospettive occupazionali della comunità Rom

Nonostante la Commissione Europea abbia lungamente insistito sulla necessità di formulare e attuare specifiche strategie nazionali di integrazione dei Rom, l’Italia, stato membro con una percentuale esigua di Rom (lo 0,23% della popolazione totale), vanta purtroppo un tasso di occupazione dei membri della comunità tra i più bassi. La strategia “Europa 2020” puntava al raggiungimento di un tasso di occupazione del 75 per cento – attualmente il tasso medio UE è del 68%, ma ci troviamo a non poter confermare o meno il raggiungimento di tale soglia in ambito nazionale, dal momento che gli ultimi studi approfonditi in materia stilati dall’ISTAT, dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e dall’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali (UNAR) risalgono al 2017.  Stante questa mancanza di informazioni univoche e attendibili, si può comunque tracciare una previsione il più accurata possibile, sulla base dei fattori discriminanti che oggigiorno condizionano la vita dei membri della comunità rom. Le discriminazioni che i rom subiscono anche in campo lavorativo derivano di fatto dalla totale assenza di coesione sociale, dovuta a una forte marginalizzazione della minoranza, e anche ad un’istruzione, che, se presente, è solo parziale. In merito alle iniziative atte a rompere il circolo vizioso della povertà, che causa il perpetrarsi attraverso generazioni di condizioni di estremo disagio sotto ogni punto di vista, si prenda in considerazione un programma di microfinanziamenti avviato in Ungheria nel 2010 e supportato dell’UE, il cosiddetto “Kiutprogram”. Questo puntava al raggiungimento della piena indipendenza economica per più famiglie di etnia rom, attraverso piccoli fondi. La comunità interessata fu quella rom, e in particolare, le donne, dal momento che il tasso d'ozzupazione di queste è minimo. Tali iniziative con protagoniste proprio le donne ROM, in un’ottica di inclusione sociale grazie alla quale queste si renderebbero poi autonome, hanno lo scopo di abbattere tutte le barriere sociali e culturali che impediscono la corretta integrazione delle donne della comunità. L'indipendenza economica delle donne della comunità favorirebbe la loro integrazione nella società, inoltre apporterebbe una fonte di reddito in più alle famiglie, migliorandone le condizioni di vita e garantendo perciò un futuro migliore alla prole.  

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Intervista con un testimone di etnia Rom

In questa sezione vi proponiamo un'intervista con una testimone di etnia rom. Se vorrete ascoltare e osservare il video, troverete esperienze personali e importanti spunti di riflessione.

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L'arma contro la disoccupazione: l'istruzione

La popolazione Rom è giovane, se si considera la sua età media, pari a 25 anni, rispetto a quella della popolazione UE, di circa 40 anni. Tuttavia, a questa potenziale forza lavoro mancano gli strumenti necessari per inserirsi nel mondo dell’occupazione, ovvero l’istruzione. Per permettere una piena integrazione economica e lavorativa della comunità minoritaria occorre dunque rompere il circolo vizioso della povertà, e questo si può ottenere solo attraverso l’istruzione; una ricerca della Banca Mondiale ha portato alla luce infatti che, se i Rom fossero correttamente integrati nel mondo del lavoro, produrrebbero un beneficio di circa 0.5 miliardi di euro annui. Tali rilevanti conseguenze porterebbero di certo ad un clima meno ostile nei confronti della comunità sinta, più volte tacciata di trovarsi volontariamente in stato di disoccupazione.  Permangono, eppure, importanti ostacoli alla possibilità, per i membri della comunità minoritaria, di accedere all’istruzione. Gli stati membri sono obbligati dalla direttiva 2000/43/CE a garantire ai Rom (come a ogni altro cittadino dell'UE) un accesso non discriminatorio all'istruzione, tuttavia, il periodo di “lockdown” e di “didattica a distanza” ha acuito le difficoltà nel campo della scolarizzazione della minoranza Rom in Italia. Ripercorrendo la storia, è interessante notare, a partire dal 1970, l’istituzione delle cosiddette classi “Lacio Drom”, più accuratamente definite classi ghetto, nelle quali l’esclusione e la marginalizzazione che le comunità rom subivano nella società veniva riprodotta anche in ambito scolastico. L'infelice esperienza di queste classi speciali, poi destituite nel 1980, si basava su tre principi: il nomadismo della comunità, la sua asocialità e la sua minorità sia sotto il punto di vista culturale, sia sotto il punto di vista cognitivo. Il Ministero della Pubblica Istruzione decretò la fine di questo metodo pedagogico, che di fatto non aveva fatto altro che consolidare gli stereotipi verso la comunità ROM, solo dieci anni più tardi, dando avvio a una serie di politiche di inclusività anche in senso scolastico. Ciò nonostante, i dati raccolti nell’ultimo decennio evidenziano una situazione a dir poco problematica, ovvero un tasso di abbandoni nel primo ciclo dell’istruzione pari al 42 per cento. Tristemente, si prospettano negli anni a venire dati ancora più sconsolanti, dal momento che l’adozione del metodo della didattica a distanza, indotto della pandemia covid-19, ha impedito alla stragrande maggioranza della popolazione ROM una completa e corretta fruizione della didattica, a causa della mancanza di dispositivi tecnologici adatti, oppure di una connessione internet sufficiente. Nonostante lo Stato abbia previsto lo stanziamento di fondi – attraverso il Decreto Cura Italia- che ammontano a un totale di 85 milioni di euro per permettere che quello studente su cinque che non sia equipaggiato di connessione o dispositivo, possa accedere alle lezioni previste dalla scuola in modalità a distanza e le numerose iniziative di volontariato nei campi Rom, la disinformazione e la totale assenza di integrazione sociale hanno di fatto ridotto al minimo le probabilità che la comunità usufruisse di questa possibilità. Non deve sorprendere che a pagare le conseguenze di questa emergenza, anche in campo scolastico, siano i più vulnerabili, e in questa categoria si trovano gli scolari rom, per i quali l’istruzione nelle baraccopoli rappresenta un miraggio. Per i bambini viventi nei campi rom (una porzione consistente di 26 mila sul totale dei circa 160 mila membri della comunità totale) formalmente gestiti dallo Stato, non vi è stato alcun tentativo da parte delle istituzioni di sanare le lacune infrastrutturali che impediscono una decente connessione internet, causando un effettivo e completo abbandono scolastico per tutti i ragazzi ai margini della società. Tutti coloro che hanno ricevuto un’istruzione manchevole, si dovranno, in futuro, inserire nel mondo del lavoro, dove le loro prospettive occupazionali saranno limitate dalla inadeguatezza a sanare le disparità.

Antiziganismo: Testo

Abbiamo imparato dalla storia?

Dopo aver preso in considerazione questi dati, risulta evidente la risposta alla domanda “historia magistra vitae?”: per quanto riguarda l’integrazione dei Rom, Sinti e popolazioni viaggianti e la loro discriminazione, l’uomo ha preferito non imparare dalla storia. I soprusi che queste etnie hanno dovuto sopportare nei secoli vengono a malapena accennati nei libri di storia e la società di oggi condanna un’intera popolazione senza preoccuparsi di informarsi sulla fondatezza delle proprie accuse. Numerosi ostacoli, quali la marginalizzazione e la stigmatizzazione, impediscono la corretta integrazione della comunità Rom, che parte svantaggiata e che ha il destino segnato ancora prima di nascere. La denigrazione di massa, l’odio cieco verso qualcosa che non si conosce sono ancora fattori che caratterizzano la società del ventunesimo secolo e i cui effetti alcuni di noi sono costretti a subire e superare giorno dopo giorno. 

Mentre l’Unione Europea organizza piano decennale dopo piano decennale, i provvedimenti che realmente vengono presi sono manchevoli ed inefficaci e si pensa di poter raggiungere la completa parità senza intervenire in modo concreto: è necessario debellare questo modo di pensare già tra i giovani, organizzando campagne scolastiche e cercando di sensibilizzare una società che si ripiega sempre più verso un odio ingiustificato e generalizzato.

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Gruppo n. 2

Vittoria Bianchin

Vittoria Cattelan

Gioia Da Re

Demetrio Kompare

Anna Varaschin

Ambra Sofia Voiculescu

Sara Zucchetto

Antiziganismo: Membri del Team
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